Tommaso Maccagni
Pubblicato in data 23 maggio 2025, ore 09:10
Être ou ne pas être!...Ô mystère!
Suona strano leggere il celebre dramma shakesperiano in lingua francese, ma al Teatro Regio di Torino, martedì sera 20 maggio, si cantava proprio in francese il dramma di Amleto, nella versione ottocentesca del compositore A. Thomas.

Un’edizione creata ad hoc per il pubblico francese, che nella metà dell’800 apprezzava l’opera lirica, ma autorizzava per le rappresentazioni al Teatro di Parigi solo le versioni riscritte in lingua francese e secondo i gusti degli spettatori parigini: e così la madre di Amleto diventa complice dell’assassinio del re Marco; Polonio, padre della povera Ofelia, è anch’egli invischiato nelle trame omicide del nuovo re; Ofelia occupa quasi un intero atto, danzando sulle sedie nella follia amorosa che la porterà al suicidio, mentre canta persino da accasciata a terra o completamente velata sul volto, allontanandosi verso la morte.
E Amleto dialoga disperato con lo spettro del padre, che nella spettacolare regia torinese appare spesso accompagnato da Ofelia e Amleto bambini, spensierati e ancora leggeri dai drammi della vita, mentre dà istruzioni al figlio per orchestrare al meglio la sua vendetta. Senza sfuggire, neppure lui, il protagonista, alla violenta lezione della vita.
5 atti messi in scena per una durata di 3 ore e mezza che hanno saputo conquistare anche gli studenti delle classi 2A, 3As e 3C del Liceo Volta, certo preparati dalla lezione magistrale organizzata dal Teatro Regio, ma sorpresi di essere riusciti a seguire e persino apprezzare una forma d’arte così lontana oggi da quelle più sperimentate dai giovani. Merito, anche, delle scenografie meravigliose, ma non stucchevoli, con macchine di scena che sorprendono gli spettatori, allestendo un vero teatro nel teatro durante la rappresentazione dello spettacolo che smaschera i veri colpevoli della morte del re di Danimarca; per poi calare il sipario sul dramma dell’esistenza umana, con luci taglienti che proiettano le tragiche ombre dei personaggi sullo sfondo del palcoscenico e enigmatiche figure in nero, che si alternano sulla scena, stringendo pagine di libri che forse rappresentano la verità o il pregiudizio della storia.
